La felicità vuole essere vissuta, di Loredana Limone


Descrizione:

Borgo Propizio: dopo il terribile sisma che li ha colpiti nella terra e nel cuore, gli abitanti si impegnano per tornare alla vita e alla serenità e le loro esistenze si incontrano, si scontrano, si intrecciano in maniera come sempre imprevedibile. Così aumentano i turisti stranieri, l’A.C. Propiziese scala la classifica, la boutique Amandissima conquista prestigiosi clienti; aprono negozi di economici e bravissimi parrucchieri cinesi, nascono nuovi amori e ne muoiono altri, mentre le coppie ‘storiche’ restano solide seppur turbate da qualche gelosia. Come se non bastasse, il borgo è in trepida attesa di una troupe cinematografica: un film a Borgo Propizio! O meglio, un film su Borgo Propizio, perché quella del leggendario fondatore Aldighiero il Cortese è una storia davvero intrigante e perché, aggiunge sibillino il regista, viene sempre il momento in cui bisogna rendere ciò che si è preso… Che cosa avrà voluto dire? Quale segreto aleggia tra le strade acciottolate del paese?

Al quarto romanzo, la saga di Borgo Propizio si conferma un luogo dell’anima dove rifugiarsi e sentirsi a casa, il posto migliore dove vivere.


Recensione:

Ho aspettato con trepidazione l'uscita di questo libro perché ho amato profondamente Borgo Propizio e i suoi abitanti, ma se devo essere sincera, dei quattro libri che compongono la serie è quello che ho amato di meno.

Loredana Limone scrive bene, è pungente, ironica, divertente e in alcuni passi riesce a farti ridere come pochi, soprattutto quelli  in cui prende magistralmente in giro i difetti della gente.

Parlandoci di Borgo Propizio traspare anche una certa critica verso alcuni aspetti negativi della nostra vita quotidiana, in un'Italia amministrata un po' maluccio (oggi mi sento buona), con forze dell'ordine sottopagate e scarse, una crisi economica che non permette certe spese e piccoli negozi soffocati e obbligati a chiudere a causa della concorrenza a volte sleale dei grandi centri commerciali.

Ma allora, perché è quello che mi è piaciuto di meno?
Perché è ripetitivo, perché per pagine e pagine va avanti a ricordarci la figura di "Chantal che poi si chiama Cesira", quella di Rocco Rubino a cui avrei dato volentieri due schiaffi. Perché per pagine e pagine si attende un regista che deve girare un film e mai arriva... E che poi quando lo fa due parole e la faccenda del regista finisce lì.

Il finale poi mi ha spiazzato, forse mi aspettavo troppo o forse i personaggi hanno ancora qualcosa da dire.

Commenti

  1. Ciao, nuova follower! Complimenti per blog e recensioni; qui l'ultima che ho appena pubblicato da me: https://ioamoilibrieleserietv.blogspot.it/2018/01/recensione-serie-alice-allevi-alessia.html

    Se ti va ti aspetto da me come lettrice fissa (trovi il blog anche su facebook e instagram come: ioamoilibrieleserietv)

    Grazie

    RispondiElimina

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