La stanza delle mele di Matteo Righetto

 


Titolo: La stanza delle mele
Autore: Matteo Righetto
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione:/ aprile 2022

Descrizione:

È l’estate del 1954, Giacomo Nef ha 11 anni e con i due fratelli maggiori vive dai nonni paterni a Daghè, una minuscola frazione rurale di Livinallongo inerpicata sulle pendici del Col di Lana, nelle Dolomiti bellunesi. “Tre case, tre fienili, tre famiglie.” I bambini sono orfani e i due vecchi che li accudiscono sono tutt’altro che amorevoli, soprattutto con lui, il più piccolo, che il nonno è convinto sia nato da una relazione della nuora in tempo di guerra. Così lo punisce a ogni occasione, chiudendolo a chiave nella stanza delle mele selvatiche, dove Giacomo passa il tempo intagliando il legno e sognando l’avventura, le imprese degli scalatori celebri o degli eroi dei fumetti, e l’avventura gli corre incontro una tarda sera d’agosto. Con l’approssimarsi di un terribile temporale, Giacomo viene mandato dal nonno nel Bosch Negher a recuperare una roncola dimenticata lì al mattino. Mentre i tuoni sembrano voler squarciare il cielo, alla luce di un lampo il ragazzino scopre vicino all’attrezzo il corpo di un uomo appeso a un albero. L’impiccato è di spalle e lui, terrorizzato, fugge via scordandosi la roncola. Con le sue abili mani Giacomo cercherà di sciogliere un mistero che sembra legato a doppio filo con la vita del paese, con i suoi riti ancestrali e con un cattolicesimo oscuro, intriso di elementi paranormali e credenze popolari. Matteo Righetto conosce profondamente il mondo arcaico della montagna – durissimo e vivo di profumi, sapori, dialetto e leggende – e ce lo restituisce nel suo romanzo più complesso e maturo, serrato e incalzante nel ritmo, fra emozioni ancestrali e amore per la natura. È l’estate del 1954, Giacomo Nef ha undici anni e con i due fratelli maggiori vive dai nonni paterni a Daghè, sulle pendici del Col di Lana, nelle Dolomiti bellunesi. “Tre case, tre fienili, tre famiglie.” I bambini sono orfani e l’anziano capofamiglia li tratta con durezza e severità, soprattutto il più piccolo. Il nonno è convinto infatti che Giacomo sia nato da una relazione della nuora in tempo di guerra e lo punisce a ogni occasione, chiudendolo a chiave nella stanza delle mele selvatiche. Lì il ragazzino passa il tempo intagliando il legno e sognando l’avventura, le imprese degli scalatori celebri o degli eroi dei fumetti, e l’avventura gli corre incontro una tarda sera d’agosto. Con l’approssimarsi di un terribile temporale, Giacomo viene mandato dal nonno nel Bosch Negher a recuperare una roncola dimenticata al mattino. Mentre i tuoni sembrano voler squarciare il cielo, alla luce di un lampo scopre vicino all’attrezzo il corpo di un uomo appeso a un albero. L’impiccato è di spalle e lui, terrorizzato, fugge via. Per tutta la vita Giacomo cercherà di sciogliere un mistero che sembra legato a doppio filo con la vita del paese, con i suoi riti ancestrali intrisi di elementi magici e credenze popolari. Matteo Righetto conosce profondamente il mondo arcaico della montagna – durissimo e al contempo vivo di profumi, sapori, dialetto e leggende – e ce lo restituisce nel suo romanzo più maturo e incalzante. Leggerlo è una corsa notturna nel bosco, con il cuore in gola. I segreti tornano sempre a galla attraverso le leggende.

Recensione:

Giacomo, orfano di padre e di madre vive con i nonni e i fratelli a Daghè nelle Dolomiti bellunesi. La sua è una vita dura,deve lavorare ogni giorno con il nonno che lo disprezza e lo picchia e che per castigo lo rinchiude nella stanza delle mele dove trascorre il tempo ad intagliare il legno. Un giorno, durante la ricerca di una roncola perduta nel bosco, scopre un impiccato. Da quel momento per Giacomo la vita non sarà più la stessa. Nessuno troverà in seguito il corpo e quando confida il segreto ai suoi amici e la scoperta diventerà di dominio pubblico, verrà picchiato duramente dal nonno che lo accusa di aver mentito 

Giacomo però non si arrenderà mai e continuerà a cercare la verità.

È un libro che all’inizio mi è sembrato un po’ lento, come se l’autore centellinasse le parole per raccontare la vicenda, ma poi, nella seconda parte più lèggevo è più mi sembrava una storia intrigante. Volevo scoprire cosa fosse realmente accaduto, come Giacomo, nel frattempo diventato uno scultore famoso, ero alla ricerca della verità.

La solitudine di questo bambino diventato uomo mi ha commossa, come del resto la vicenda e soprattutto l’amore viscerale di Giacomo per le sue montagne, quell’amore che vivrà sempre nell’animo di questo bimbo ormai diventato uomo. È stata una lettura difficile, è una storia dura da metabolizzare, ma scritta molto bene tanto che si ha come l’impressione di cogliere con la propria fantasia gli elementi naturali che la compongono, la durezza ma anche la bellezza sconvolgente delle montagne in cui è ambientata la vicenda. Durante la lettura siamo con Giacomo, tanto che a volte sembra di sentire il profumo delle mele o quello del legno che sta incidendo. È un libro coinvolgente non solo per la vicenda narrata, ma anche per come viene descritta la natura che circonda Giacomo. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Questa volta leggo...#10 Lo scalpellino, di Camilla Läckberg

I quaderni botanici di Madame Lucie

Tu leggi? Io scelgo...#2 Guida astrologica per cuori infranti di Silvia Zucca